Triathlon e adrenalina con Ironman

News

di Barbara Calonghi

A Cervia va in scena il triathlon. Quest’anno, nel week end del 21 e 22 settembre, si disputerà la terza edizione dell’Ironman Italy e la prima dell’Ironman 70.3 Italy. L’appuntamento, con la gara “mito” del triplice sport, quindi, raddoppia.
Se si parla di triathlon, quindi si parla di Cervia e Milano Marittima: si nuota, si pedala e si corre senza fermarsi, perché il cronometro continua a girare, ed è forse questo che aggiunge ulteriore adrenalina. Come raccontano Alessandro Degasperi, Verena Steinhauser, Costanza Arpinelli e Marcello Ugazio.

ALESSANDRO DEGASPERI, IRONMAN DI PROFESSIONE
«Il triathlon è la mia passione quasi da sempre. Mi ha accompagnato per tutta la mia crescita e poi durante la maturità fisica. Oltretutto ho la fortuna di fare della mia passione un lavoro.» Alessandro Degasperi ha cominciato a praticare triathlon nel 1996, all’età di 16 anni, quando ancora le persone erano convinte che un triatleta nuotasse, sparasse con la carabina e andasse a cavallo. È diventato grande con questo sport e guardandosi indietro racconta che: «La vita da atleta ti preclude alcuni tipi di esperienze e ti costringe a uno stile di vita più regolare e tranquillo. Se si raggiungono gli obiettivi che ci si propone, però, anche i sacrifici non diventano più un peso. Per quanto mi riguarda, poi, nel periodo della gioventù, avendo dovuto pensare anche all’università e vivendo in appartamento con altri studenti/sportivi, a Trento, ho imparato subito ad avere e rispettare regole ben precise.» Insomma, testa e cuore per la triplice disciplina, ma anche per Federica, sua moglie, e Luca, suo figlio. Federica, tra l’altro, è una donna sportiva e questo «mi ha aiutato davvero tanto, perché capisce le mie esigenze e mi sta sempre affianco. A volte ci diamo man forte a vicenda. Più fortunato di così…». Da diversi anni il “Dega” si è votato ai triathlon di lunga distanza: nel 2015 e nel 2018 ha trionfato all’Ironman Lanzarote. Non ha invece ancora tagliato il traguardo dell’Ironman Italy, tutta “colpa” della vicinanza temporale con il Campionato del Mondo di Ironman, che si disputa a Kona(Hawaii) il secondo sabato di ottobre. Nel 2017 l’ha però corso fino al 10 km della frazione podistica: «Finalmente dal 2017 abbiamo un triathlon full distance in Italia. Era sicuramente ora, perché ormai anche nel nostro Paese il movimento del triathlon è maturo... Il fatto poi di averlo a Cervia, in Emilia Romagna, considerato il luogo con la miglior ospitalità d’Italia, è stato da subito una garanzia. Anche la capacità organizzativa tipica della Riviera Romagnola, si è rivelata assolutamente all’altezza di un evento di questo genere.» Ora Degasperi guarda al 2019 e lo fa con la grinta che l’ha sempre contraddistinto e con un nuovo team, il ToDoTRI Team.

VERENA STEINHAUSER E IL SOGNO OLIMPICO
«Perché pratico triathlon? ogni tanto me lo chiedo anche io: non potevo scegliere qualcosa di più facile? Ma sai... quando fai le cose col sorriso o quando passi quel maledetto traguardo e dici “ce l’ho fatta”, passa tutto.» Verena Steinhauser ama “fare triathlon”. Anche perché, se così non fosse, non si spiegherebbero tutti i sacrifici sostenuti in questi anni. Last but not least, lo scorso anno quando, fuori dal “giro” della Nazionale azzurra, ha deciso di affrontare da atleta individuale alcune prove di Coppa del Mondo di triathlon, salendo due volte sul terzo gradino del podio, la prima volta ad Anversa (Belgio), la seconda a Losanna (Svizzera). Una sfida che ha vissuto con persone speciali: «Prima di tutto devo sottolineare che non sono mai stata sola, ho una famiglia incredibile che mi sostiene in ogni secondo. Comunque ho dovuto lottare tanto andando controcorrente, nessuno credeva nel cammino che avevo intrapreso. Ma io sono testarda e ho voluto dimostrare che la mia strada era quella giusta. E così è stato». Nata a Bressanone, in Alto Adige, quasi tre anni fa ha deciso di trasferirsi a Pescara perché «a mio parere è uno dei posti migliori per allenarsi. C‘è tutto: dal mare alla montagna alla collina. Ho una squadra che mi sostiene tantissimo, la Project Ultraman, anche adesso che non sono più tesserata per loro e corro per il gruppo sportivo della Polizia di Stato. E poi ovviamente c’è il mio ragazzo che è anche il mio allenatore, Simone Mantolini. Lui rende tutto più facile e più divertente. Forse il “segreto” è un’altra volta questo: la mia famiglia!». Entrare nella Polizia di Stato le ha permesso di fare del triathlon la sua professione, anche se «quando posso, mi piace lavorare con i bambini e ragazzi e cercare di trasmettere loro la passione che mi ha portato fino a qua». Una passione che quest’anno le ha riconsegnato la maglia azzurra e una… chance per le Olimpiadi di Tokyo 2020: «Vestire la maglia azzurra è sempre un onore, anche dopo tanti anni quella divisa continua a emozionarti. Sinceramente, però, non è nemmeno sempre stato più facile. Sai comunque di avere sempre gli occhi puntati addosso e se come me ti piace fare un po’ di testa tua devi dimostrare il… doppio. La strada per Tokyo 2020 è lunga e in salita; è il mio sogno, ci credo e ci voglio arrivare, ma passo dopo passo, come sempre».

MARCELLO UGAZIO, MI PIEGO MA NON MI SPEZZO
«Fortunatamente non c’è mai stato nessuno che mi ha obbligato a praticare triathlon. Mi piace, mi fa sentire bene e lo faccio perché è la mia passione.» Marcello Ugazio, classe 1996 e triatleta professionista, si contraddistingue per non rispettare le… tappe. Ancora Under 23, l’anno scorso si è laureato campione italiano assoluto di triathlon medio e olimpico, costringendo fior di campioni più grandi alle posizioni “di ripiego”. E pensare che la sua prima volta con il triathlon non è stata granché: «Maggio 2011, a San Remo. Alla partenza ero terrorizzato, ma una volta arrivato al traguardo, ho subito pensato di voler far meglio nella competizione successiva». Con Ugazio è impossibile parlare di “giovane età” e “sacrifici”, perché azzittisce subito l’interlocutore facendogli presente che «l’unico vero sacrificio che ho mai dovuto affrontare e purtroppo mi trovo ad affrontare in questi mesi, è l’impossibilità di gareggiare per problemi fisici. Ho tanti obiettivi a traguardi da raggiungere, ma tutto ora è subordinato alla “guarigione” della mia caviglia, che non mi permette di correre. Mi hanno operato il 20 maggio, ora non mi resta che aspettare. Avrei voluto partecipare alla prima edizione dell’Ironman 70.3 di Cervia, ma mi sa che dovrò rimandare». C’è una cosa in cui ammette di dover migliorare: «Pur avendo a disposizione tutta la giornata in cui inserire le sessioni di allenamento, devo comunque imparare a sfruttarla nel migliore dei modi ottimizzando i tempi: quando si effettuano 2/3/4 sedute giornaliere è fondamentale mantenere un delicato equilibrio tra allenamento e riposo».

COSTANZA ARPINELLI, PRESENTE E FUTURO DEL TRIATHLON ITALIANO
«Chi me lo fa fare? Provatelo e capirete. Il triathlon mi dà ogni giorno qualcosa in più: mi aiuta a formarmi, a partire dalle sofferenze in allenamento per arrivare poi alle soddisfazioni in gara, regalandomi emozioni uniche.» Costanza Arpinelli, il 16 maggio, ha compiuto 19 anni. Dolce fuori dal “campo”, in gara mostra quella sana cattiveria agonistica propria degli atleti con il pedigree. Alla fine della sua prima gara, nel 2010, ha pensato che era stata dura, ma che si era pure divertita e così non l’ha fermata più nessuno: «Sicuramente per poter fare triathlon in maniera seria bisogna allenarsi con molta costanza e determinazione, e questo porta a molti sacrifici che però vengono quasi sempre ripagati se si è davvero appassionati di questo sport. Essendo una ragazza giovane molte volte mi sono trovata a dover rinunciare ad attività o uscite con amici per allenamenti o gare, ma sono comunque molto contenta perché è quello che ho scelto io di fare e che amo fare!». Pur essendo il triathlon uno sport individuale uno dei segreti di Costanza è il gruppo, la sua squadra, formata da atleti della sua età (o quasi): «Correre per la Minerva Roma e far parte di questo gruppo, credo sia fondamentale per lo sviluppo: non ha prezzo potersi confrontare ogni giorno con ragazzi che ti aiutano e ti stimolano a fare sempre meglio, ma allo stesso tempo che ti fanno divertire. Con loro anche un allenamento pesante diventa più piacevole!». Costanza frequenta l’ultimo anno di Liceo scientifico e ammette: «Saper organizzare studi, allenamenti e impegni vari all’inizio non è stata una passeggiata. Per fortuna crescendo ho imparato a conciliare tutto». Il 2019 sarà anche la sua ultima stagione da junior: «Per questo punterò a fare più esperienze possibili per completare sempre di più la mia formazione, con gare internazionali e anche in Italia».

 

Immagini