Lo shopping che fa bene al pianeta
di Anna Frabotta
La moda passa, il suo scarto resta. Nell’epoca del “there is no planet B” si potrebbe reinterpretare così la famosa citazione dell’immortale Coco Chanel: “la moda passa, lo stile resta”.
Secondo l’ONU, infatti, il settore tessile è, dopo quello petrolifero, il secondo più inquinante. Solo l’1% dei suoi scarti viene riciclato e l’80% delle fibre tessili utilizzate non sono biodegradabili. Ma non tutto è perduto.
Il cambiamento climatico è ormai sulla bocca di tutti e non poteva non coinvolgere anche l’industria del fashion.
Cavalcando l’onda lunga della sostenibilità, molti brand già da alcuni anni stanno rafforzando il loro impegno in senso eco-friendly. D’altro canto la giovane attivista svedese Greta Thunberg è riuscita nel miracoloso intento di risvegliare anche gli animi meno ecologisti e l’attenzione all’ambiente è diventata, nell’accezione più positiva del termine, una vera e propria moda impossibile da ignorare.
La stessa Camera Nazionale della Moda Italiana ha fatto della sostenibilità uno dei pillar della sua strategia, ponendola come valore fondante del sistema moda italiano. Ecco spiegata l’introduzione, nel 2011, del Tavolo di Lavoro sulla Sostenibilità e, da due anni a questa parte, la brillante intuizione di dedicare ai virtuosi dell’ecologia un premio: il Green Carpet Fashion Award. Dai luxury brand alle mega aziende di fast-fashion (quelle con la coscienza green più sporca), fino ai piccoli produttori, tutti e a buon titolo sembrano essere impazziti per il “verde”.
A questo punto una domanda sorge spontanea: è possibile coniugare lo stile della già citata Coco con la sostenibilità ambientale? La risposta, ça va sans dire, non può che essere affermativa.
Solari, colorati, futuristi e a zero impatto ambientale: sono i sandali Rainbow Future di Salvatore Ferragamo, reinterpretazione dell’iconico sandalo Rainbow del 1938 che ha ottenuto la certificazione ISO 14067, in virtù della quale è possibile quantificare le emissioni dovute alla sua realizzazione e compensarle tramite progetti di riforestazione. Ferragamo, da sempre aperto alle sperimentazioni che tutelano l’ambiente, ha anche allestito una mostra nel suo museo di Firenze (in programma fino a marzo 2020) dal titolo Sustainable Thinking: artisti, fashion designer, aziende produttrici di tessuti e filati propongono una pluralità di spunti per una progettualità in grado di salvaguardare il nostro ecosistema. Tra abiti, accessori, scarpe da sogno e suggestive opere d’arte, lungo il percorso espositivo è possibile ammirare tessuti dal fascino antico realizzati in fili di alluminio e rame e tappi di bottiglie o, ancora, un cappotto fatto di scarti editoriali perchè chi lo ha detto che un vecchio giornale è buono solo per incartare il pesce.

E poi c’è lui, Mother, l’abito green di Tiziano Guardini in seta non violenta realizzato con la tecnica del taglio a mano con sotto-maglia in nylon riciclato. Lavorazioni jacquard animalier dai colori vibranti, silhouette armoniose e canoni estetici che richiamano la natura: è la collezione a/w 2020 This city is a Jungle, prodotta esclusivamente con tessuti eco. Non la trovate in un museo, ma a firmarla è sempre Tiziano Guardini, lo stilista romano vincitore del premio Franca Sozzani Green Carpet Fashion Awards 2017, che ha interiorizzato a pieno il concetto di eco-sostenibilità creando uno stile unico e nuovo sul panorama della moda sostenibile italiana.

2nd life humans è invece la collezione s/s 2019 firmata Wrad, il brand-movimento selezionato come finalista al Green Carpet Fashion Award 2018 e fondato da Victor Santiago, Silvia Giovanardi e Matteo Ward con l’obiettivo di stimolare una riflessione sulla moda sostenibile. Questa nuova collezione, realizzata in parte con una nuovissima fibra di menta, rappresenta un’ulteriore evoluzione del brand nel suo percorso eco. Dal design definito e la suola alta sono le “Campo”, le nuove sneaker eco-friendly di Veja realizzate in C.W.L., un prodotto 100% italiano realizzato da scarti di lavorazione alimentare che è biodegradabile, vegano, ma molto simile alla pelle.

Anche Stella McCartney è una pioniera dell’eco-fashion ormai da due decadi. La stilista inglese si fregia di essere tra i primi produttori di “sustainable luxury fashion”, ponendo particolare attenzione ai materiali usati, alle lavorazioni e alla provenienza, utilizzando esclusivamente nylon e poliestere riciclato. Non solo grandi firme o piccole eccellenze, il colosso della fast-fashion H&M rincorre il trend ecologista con la sua Conscious Collection, caratterizzata dall’utilizzo di materiali riciclati tra i più vari: da scarti di metallo a reti di nylon pescate in mare.
Insomma, il futuro è già qui e per la moda si apre un nuovo, entusiasmante scenario green.
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