di Federica Bianchi

Il più affascinante mito della letteratura mondiale, due dei più importanti artisti del Novecento, un grande fotografo di moda (e non solo): è particolarmente ricca l’offerta di mostre che si dipana, in questo periodo, fra l’Adriatico e Bologna.

Rende omaggio a Ulisse, “il tipo più forte di tutta la letteratura antica” – come lo ha definito Flaubert – la sontuosa mostra che si svolge ai Musei San Domenico di Forlì dal 15 febbraio fino al 21 giugno. Da Omero a De Chirico e a Picasso, da Dante a Rodin, la nuova esposizione forlivese vuole raccontare come l’arte abbia reinterpretato il mito di Ulisse attraverso i secoli, dall’età antica sino a tutto il Novecento. Un percorso emozionante e multiforme perché, in ogni epoca gli artisti non si sono limitati a illustrare in modo didascalico le vicende di Odisseo, ma le hanno rilette e rappresentate alla luce della sensibilità del loro tempo. Visitando le 13 sezioni della mostra, ci rendiamo conto quanto la figura di Ulisse sia paradigmatica: in lui possiamo vedere l’eroe dell’esperienza umana, della sopportazione, dell’intelligenza, della parola, della conoscenza, della sopravvivenza e dell’inganno. Curata da Fernando Mazzocca, Francesco Leone, Fabrizio Paolucci e Paola Refice, la mostra “Ulisse. L’arte e il mito” ci guida in uno straordinario viaggio, presentandoci capolavori di Pinturicchio, Beccafumi, Dossi, Primaticcio, Spranger, Rubens, El Greco, Poussin, Canova, Klimt, Füssli, David, Hayez, Sartorio, Ingres, BurneJones, Waterhouse, Böcklin, Savinio, Magritte, Sironi, Cagli, Meštrovic, Martini, Bill Viola. Per maggiori informazioni: www.mostraulisse.it

È intitolata “Picasso. La sfida della ceramica” la mostra allestita al MIC di Faenza fino al 13 aprile. In esposizione 50 pezzi unici dalle collezioni del Musée National Picasso-Paris: si tratta di un nucleo di inestimabile valore che affronta tutto il percorso e il pensiero creativo dell’artista spagnolo nei confronti dell’argilla. Straordinaria la varietà espressiva del genio di Malaga, che non si limita alla decorazione, ma modella la materia in forme inusitate: dalle sue mani nascono vasi antropomorfi, animali favolosi, volti enigmatici. Fra le sezioni presenti nella rassegna faentina, una è dedicata allo speciale rapporto tra Faenza e Picasso, testimoniato dalla presenza di vari suoi pezzi nel Museo delle Ceramiche: fra essi il piatto ovale raffigurante la Colomba della Pace, memento contro ogni guerra, che l’artista dedicò espressamente al Museo di Faenza e al tragico destino della sua Collezione e della sua struttura. A integrare la mostra faentina – che fa parte dell’evento internazionale “Picasso – Méditerranée” – ci sono documenti e fotografie appartenenti all’archivio storico del MIC, e un video storico di Luciano Emmer del 1954. Info: www.micfaenza.org.

A Bologna, a Palazzo Albergati, è possibile visitare fino al 1 marzo la mostra “Chagall. Sogno e magia”, curata da Dolores Duràn Ucar e ricca di ben 160 fra dipinti, acquerelli, disegni incisioni, che raccontano l’originalissima lingua poetica di Marc Chagall. Si tratta di un’occasione pressoché unica, perché le opere esposte provengono tutte da collezioni private, normalmente precluse al grande pubblico. L’esposizione ripercorre l’intera traiettoria artistica del pittore, e introducendoci nel mondo meraviglioso delle sue opere, dove coesistono ricordi di infanzia, fiabe, poesia, sogni dai colori vivaci. Cinque le sezioni, che riassumono tutti i temi cari a Chagall: la tradizione russa, il senso del sacro e la profonda religiosità che si riflettono nelle creazioni ispirate alla Bibbia; il rapporto con i letterati e i poeti; l’interesse per la natura e gli animali; il mondo del circo; e, ovviamente, l’amore, Da non perdere, poi, l’esperienza della Dream Room: una video installazione che, grazie alla tecnica dell’ologramma, permette al visitatore di immergersi in immagini svincolate dal reale. Per saperne di più: www.palazzoalbergati.com; www.arthemisia.it.

Il nostro viaggio fra le mostre si conclude, idealmente, a Ravenna, dove il Mar ospiterà dal 4 aprile al 5 luglio 2020 la personale di Paolo Roversi, grande fotografo di moda di origine ravennate, primo italiano ad aver firmato, proprio per il 2020, il leggendario Calendario Pirelli. Ritrattista molto noto per il carattere intimo e per il suo linguaggio classico, Roversi ha fotografato tutte le modelle più famose e le star del cinema; le sue foto sono state pubblicate sulle principali riviste del settore, da Vogue a Elle. Al suo attivo anche collaborazioni con le maggiori maison di moda, fra cui Armani e Chanel. L’esposizione, curata da Chiara Bardelli Nonino, propone immagini inedite direttamente dall’archivio dell’artista, con una sezione speciale dedicata al suo lavoro per il Calendario Pirelli. Ma c’è anche Ravenna luogo del cuore e dell’anima, sua città natale e sfondo privilegiato della giovinezza del fotografo: pur vivendo a Parigi da oltre 40 anni, il rapporto affettivo con la città bizantina è ancora forte, e si rinnova a ogni ritorno.

Kate, New York 1993 (for Harper’s Bazaar) ©PAOLO ROVERSI
Kate, New York 1993 (for Harper’s Bazaar) ©PAOLO ROVERSI