Mario Biondi, i ‘colori’ di un crooner con la Romagna nel cuore
I ‘colori’ di un crooner con la Romagna nel cuore
Mario Biondi, in concerto a Cervia il 21 luglio
Viaggia a un ritmo di cento concerti all’anno in Italia e in tutto il mondo, portando sui palchi il suo groove e la sua voce inconfondibile, la più black del panorama musicale italiano. Tra una data e l’altra, racconta, trova anche il tempo di riposarsi un po’ e di stare in famiglia, con i suoi figli, che tutti insieme - con l’ultima arrivata, la piccola Lua, sono dieci - sono quasi una squadra di calcio. “È bello stare con loro - confessa -, i miei figli sono la mia propulsione, la mia forza vitale. Sono loro a darmi sempre la voglia di andare avanti, di mettermi in discussione”. A parlare è Mario Biondi, cantautore catanese fra le voci italiane più apprezzate all’estero, che questa estate è in tour con il suo progetto “Crooning Undercover”, un album caratterizzato da suoni caldi e avvolgenti e atmosfere noir, dove l’artista - crooner per eccellenza - reinterpreta brani di repertorio soul-jazz internazionale, con l’aggiunta di alcuni inediti. Fa tappa anche in Romagna, a Cervia, in piazza Garibaldi domenica 21 luglio (ore 21), per un concerto che promette emozioni intense e, forse, anche qualche sorpresa.
Che genesi ha il suo ultimo disco?
“Crooning Undercover” esprime una voglia molto antica, quella di rivisitare degli standard, dei classici, e soprattutto di eseguirli con un’orchestra, facendola suonare in una certa maniera. Lo stiamo portando sui palchi di tutto il mondo dal 2023 e concluderemo la tournée con un grande evento live a Taormina, il 14 settembre. Ancora è tutto in divenire, ci saranno grandi ospiti nazionali e internazionali, ma non posso rivelare altro.
E invece a Cervia, cosa porterà sul palco? Nel suo show c’è spazio per l’improvvisazione?
Diciamo che la scaletta non è improvvisata, ma “modulabile”. Come la luce di una lampadina: mi piace muovere la luce, muovere il colore, vivere il momento con il pubblico e assecondare gli input che arrivano dalla platea. E poi gli accidenti che mi mandano i miei musicisti quando, d’improvviso, cambio la scaletta sono impagabili! (ride, ndr).
Ha parlato del pubblico: che rapporto ha con quello romagnolo?
Ho un rapporto speciale. Sono cresciuto, anche a livello artistico, in Romagna, frequentando tanti locali e suonando con tanti musicisti, penso ad esempio a Luca Florian, Nicola Peruch, Chicco Capiozzo: abbiamo mosso i primi passi insieme. Sono molto legato a Chicco, è un musicista con una grande energia. Una sera ebbi l’onore di conoscere anche suo padre, il grande Giulio Capiozzo.
In Romagna è stato anche in vacanza?
Certo, da bambino molte estati si passavano in Riviera. Poi crescendo l’ho frequentata di più suonando nei club, ma qualche periodo breve l’ho passato anche in vacanza. Andavo al Bicio Papao, dal mio amico Walter (Meoni, ndr).
Quindi, fra un concerto e l’altro, ogni tanto si concede anche una pausa?
Premesso che sono stra fortunato a fare questo mestiere, ci sono periodi più densi, certo, ma anche periodi in cui riesco a godermi la casa e la famiglia. Senza però fermarmi troppo: impossibile, per uno come me, abituato a macinare centinaia di migliaia di chilometri all’anno.
Dieci figli: deve essere un mestiere impegnativo anche quello del papà…
È il mestiere più bello del mondo! È una piccola comunità, la mia: i miei ragazzi sono molto bravi e in gamba. Quattro di loro sono ancora piccini, ma gli altri ormai sono grandi, il maggiore va per i 30. È molto bello e stimolante avere a che fare con loro.
Due figlie, Marika e Zoe, sembrano voler seguire le sue orme: sono infatti coriste di Renato Zero, giusto?
Sì, credo che lo accompagneranno di nuovo in tour questa estate. Ma ho anche un altro figlio che si sta affacciando, con molta cautela, all’ambito musicale: Ray, fa rap. Suona il piano, la chitarra, il basso, la batteria, produce la sua musica. Sta facendo le sue piccole esperienze, nessuno lo spinge, anzi, talvolta, pur non frenandolo, cerco di tutelarlo.
Cosa consiglia ai suoi figli che si muovono nel mondo della musica?
Niente! Cerco di essere loro vicino, di supportarli nelle loro scelte e di aiutarli. Sanno di essere in una posizione un po’ più privilegiata rispetto ad altri e dal canto loro hanno una visione a trecentosessanta gradi rispetto a molte cose, io cerco solo di dare loro qualche input in più.
Veniamo al suo ultimo singolo, “Tu come stai”, uscito ad aprile: un omaggio a Baglioni che ha radici lontane, non è vero?
Esatto, la prima demo la registrai nel 1998 con i Mario Bros, la mia band degli esordi. Questo brano è una di quelle cose che, pur restando ferme per tanti anni, mantengono sempre un certo fascino. Da qui la voglia di rispolverarlo e di dargli una nuova vita.
Farà parte di un ep di prossima uscita in cui omaggia anche tre altri grandi maestri della musica italiana: quali?
Quello a Baglioni è stato l’ultimo dei quattro omaggi registrati, in realtà, ma il primo a uscire in radio. Per prima è nata la cover di “Pensiero stupendo” di Patty Pravo, in una versione secondo me bellissima realizzata insieme a Danilo Rea. L’ep conterrà inoltre la mia versione de “La donna cannone” di De Gregori e di “Sulla terra io e lei” di Cocciante.
Baglioni ha annunciato l’addio alle scene. E lei? Si vedrà mai, un giorno, lontano dai palchi?
Chi lo sa, può anche succedere che un giorno mi ritiri a vita privata e mi dedichi a supportare i miei figli, piuttosto che qualche altro giovane artista. Di recente ho fatto da producer a un paio di musicisti, cito in particolare Giovanna Gemma, che ha un progetto discografico molto grazioso, vicino alle mie corde. Tornando alla sua domanda… a essere sincero, credo che resterò sul palco finché Dio mi darà le forze! di Carlotta Benini