di CATERINA MOLARI

Mi raccomando, non chiamatelo chef. “Chef significa capo, alla guida di una brigata dopo anni di formazione – racconta Giorgio Barchiesi, in arte Giorgione. – Io mi sento un oste, colui che ospita, accoglie le persone e le fa sentire a proprio agio, cucinando per loro ‘alla come me pare’”.
Abbiamo incontrato Giorgione, uno dei divulgatori gastronomici più amati: da ormai 10 anni su Gambero Rosso Channel, la sua salopette è simbolo di una cucina casereccia, genuina, divertente e curiosa, capace di tenere incollati davanti allo schermo un pubblico molto vasto, dai bambini ai nonni.

Come sei diventato ‘l’oste più famoso d’Italia’?
Quasi per caso. Io vengo da una numerosa famiglia borghese romana e sin da piccolo ho amato la cucina, grazie anche alla mia tata tirolese. Appena maggiorenne mi sono trasferito a Perugia per studiare veterinaria, poi la vita mi ha portato a fare vari mestieri, fino a dare una mano nell’azienda agricola in Umbria della famiglia di mia moglie, a produrre olio e vino. In questi anni, mentre facevo catering quasi per divertimento, sono entrato in un locale a Montefalco che non funzionava e inspiegabilmente sono riuscito a farlo ripartire: ecco “Alla via di mezzo”, il ristorante che ancora gestisco insieme alla mia famiglia. Nel 2012, tramite un’amica di famiglia, è arrivato il Gambero Rosso, che era alla ricerca di volti inediti per un nuovo programma: mi hanno messo di fronte ad una telecamera e evidentemente ha funzionato, visto che da allora non ho più smesso!

Il programma “Orto e cucina”, con le sue varianti “Porto e cucina” e Monti e cucina” va in onda ormai da 10 anni: quasi 700 puntate, oltre 900 ricette, migliaia di km. in giro per l’Italia, 6 libri e da poco un nuovo programma, “Giorgione in cammino”: quali sono i segreti di questo successo?
Io non ho ‘sudditanza psicologica’ verso la telecamera, quando registriamo sono assolutamente naturale, non seguo alcun copione, lascio emergere la mia personalità: credo che il pubblico mi apprezzi per questa sincerità, per non essere un personaggio costruito, ma vero. Io sono proprio così e il regista del programma, Stefano Monticelli, lo ha capito sin da subito, per questo lavoriamo così bene insieme e il programma è così amato (confermo, ho conosciuto Giorgio da vicino, ed è davvero così! Ndr)

Ai fornelli nel tuo ristorante, dietro la telecamera, intento a scrivere un libro: qual è il posto in cui ti senti più a tuo agio?
Di sicuro nella mia cucina, dietro ai fornelli e a contatto con la gente: non c’è niente di più bello che vivere la convivialità, chiacchierare cucinando o mangiando allo stesso tavolo: per me è un peccato vedere famiglie che cenano con la tv accesa, che non trovano il tempo di cucinare e mangiare insieme. Con la scusa che non si ha più tempo, si rischia di perdere il senso del gusto, eppure mangiare bene è soprattutto una questione culturale: basta una fetta di pane con un buon olio, un pomodoro ‘sfracagnato’ sopra, per avere in pochi minuti una merenda sana, di certo meglio di una merendina. Il cibo non è trattativa: il cibo è gioia, condivisione, ma spesso nelle cucine delle TV prevale invece la tensione e l’ansia da prestazione.

Tu che hai girato l’Italia in lungo e in largo alla scoperta di centinaia di prodotti locali, come vivi l’equilibrio tra rispetto della tradizione e creatività?
In Italia, dove l’industria non ha trasformato la natura in denaro, ci sono prodotti e tradizioni strepitose, dal nord al sud: si rimane sconcertati dalla varietà di ortaggi e di frutti, come le oltre 500 tipologie di olive, e dalle differenze che si trovano nella realizzazione dello stesso piatto, come il brodetto di pesce che lungo la costa cambia ogni 10 km. Quello che cerco di fare è entrare in punta di piedi nella realtà di un cibo e di un territorio. Mia mamma mi ha sempre suggerito di andare incontro alle cose con curiosità e non con diffidenza, soprattutto verso la diversità: ho fatto mio questo motto, in cucina come nella vita. E non sopporto che mi si dica ‘quella cosa non si fa’: in cucina non esistono diktat, io cucino come mi pare. E vi do un consiglio: viaggiate, assaggiate, e lasciate perdere gli integratori: mangiate bene, mangiate tutto!

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