Il cantante di Montecarlo: Alessandro Ristori e i Portofinos
di Federica Bianchi
Lo chiamano “il cantante di Montecarlo”, e in effetti è di casa nelle location più glamour, a cominciare proprio dal Principato di Monaco, dove si è esibito anche in occasione del matrimonio di Charlotte Casiraghi con Dimitri Rassam.. Ma le radici di Alessandro Ristori, cantante e leader della band Portofinos, sono ben salde in Romagna: a Faenza, dove è nato e dove continua a vivere nonostante gli impegni internazionali, ma anche a Milano Marittima, il luogo magico delle sue estati da piccolo.
“Ah sì, sono molto affezionato a Mima. Non a caso è diventata anche protagonista della mia canzone ‘Giorni d’estate’, e il video l’abbiamo girato proprio qui” conferma Alessandro, che intercettiamo in un momento di pausa nella sua casa di Faenza, mentre in sottofondo si sente la voce del suo bambino, Franco, nato a febbraio (“Ne approfitto per fare il papà”).
In questo periodo alterna le date in giro per l’Europa (in una settimana può esibirsi, una sera dopo l’altra, a Milano, Parigi, Montecarlo) con il lavoro in sala d’incisione per la registrazione del suo nuovo progetto, per ora ancora top secret, che dovrebbe uscire nel 2022.
Ma, nonostante gli impegni, non si fa pregare, quando chiediamo di spiegare l’origine del suo affetto per Milano Marittima. “L’ottavo piano del grattacielo Al Mare, lato est, di cui parlo nel mio brano – racconta –, non è un riferimento casuale: in quella posizione si trova l’appartamento in cui trascorrevo le vacanze da piccolo, fra le nuotate al Bagno Roma, le partite al minigolf, e incursioni nelle sale giochi… Che meraviglia! Ed è incredibile quanto fossimo avanti già allora noi romagnoli! Dovremmo provare a recuperare un po’ di quell’atmosfera, che davvero era piena di fascino. Anche perché non sempre novità è automaticamente sinonimo di miglioramento”.
Un giudizio solo apparentemente nostalgico, ma che in realtà nasce dall’esperienza di un artista che si esibisce nelle località frequentate dal jet set e i ritrovi più esclusivi: nel suo personale taccuino di viaggio ci sono Porto Cervo e Santi Tropez, Forte dei Marmi e Dubai, l’Annabel’s di Londra (frequentato dall’alta società inglese) all’Armani Privè di Milano.
“Ognuno di questi luoghi – spiega Ristori – ha una personalità ben delineata, più forte delle mode. Anche Milano Marittima deve puntare con orgoglio a difendere la propria identità, quella che l’ha imposta nel passato come la meta più di charme sulla riviera romagnola. Per quanto mi riguarda, ci torno sempre con piacere e i concerti che ho tenuto (l’ultimo appena il 19 novembre) mi danno sempre una grande carica”.
Con la sua band, i Portofinos, Alessandro Ristori propone una musica che strizza l’occhio, con ironia, al rock anni Cinquanta e al pop degli anni ’60 e ’70: fra i suoi successi, accanto a canzoni originali, come “La Donna Uomo” lanciato nel 2019, ci sono le cover di classici del passato come “Sono un pirata, sono un signore” di Julio Iglesias e “Estate” di Bruno Martino. E spiega così la sua scelta di repertorio: “Mi definisco portatore sano di Novecento. Sono cresciuto con un padre che negli anni Cinquanta era un rockabilly, e mi porto dietro il bagaglio di quella musica, che è diventata anche la mia musica”.
È innegabile, però, che a renderlo inconfondibile è anche il suo stile retrò e spensierato, ma curatissimo nei dettagli, con completi sgargianti, camicie coloratissime dai grandi colletti, foulard variopinti, stivaletti. L’energia e l’atteggiamento scanzonato, poi, fanno venire in mente il giovane Celentano. Il tutto però mixato in modo personalissimo e originale. “Beh, Celentano è un grande, uno dei miei artisti preferiti, certamente mi ha influenzato e non può che farmi piacere essere accostato a lui. Ma ho cercato sempre di seguire un mio percorso personale, sia nelle scelte musicali, sia nell’approccio con il pubblico, sia nel look. E ci tengo a dirlo: gli abiti con cui mi esibisco non sono costumi di scena. Io mi vesto proprio così, anche quando vado per strada. sono convinto che il pubblico, quando mi vede sul palco, si renda conto che ha di fronte non una maschera costruita a tavolino, ma una persona autentica che ha la fortuna di aver trasformato la sua passione nel suo lavoro. Le maschere mi piacciono solo a Carnevale”.
Forse proprio questa autenticità è alla base del successo dello showman e della sua band. In un mondo sempre più virtuale, dove tutto si misura a suon di like e di download, i Portofinos si sono imposti per il brio e la vivacità trascinante delle loro performance live: prima del lockdown sono arrivati a inanellare fino a 250 serate in un anno, da un capo all’altro del vecchio continente, con puntate anche oltreoceano.
Ma soprattutto, con la loro verve hanno saputo conquistare l’esigente pubblico del jet set internazionale.
Così, accanto alle esibizioni in locali di grido delle località alla moda e le collaborazioni con brand del lusso (come Gucci, Cartier, Pomellato), Ristori e la sua band sono stati chiamati ad animare party esclusivissimi. L’esempio più recente (ma non l’unico)? Il matrimonio da favola di Alexandre Arnault (figlio di Bernard, patron del gruppo del lusso LVMH) e Gèraldine Guyot, celebrato a Venezia in ottobre. I Portofinos hanno suonato per loro e per i loro invitati, fra cui c’erano personaggi come Beyoncé con il marito Jay-Z, gli imprenditori John Elkann e Diego Della Valle, il produttore discografico e cantautore Pharrell Williams. “Una festa bellissima, con un’organizzazione perfetta – racconta Alessandro –. E alla fine tutti ballavano: segno che si stavano divertendo. E questa è la soddisfazione più grande per chi fa il mio mestiere”.
Non ci resta che soddisfare un’ultima curiosità: da dove è nata la passione di Alessandro Ristori per lo spettacolo? La risposta è sorprendente: “L’ho scoperta da bambino – confida – e per dirla con una battuta, direi che è tutta colpa della mia maestra, suor Chiara. Lei era una donna intelligente e creativa, che incoraggiava l’espressività di noi scolari facendoci recitare. Grazie a quelle esperienze scolastiche mi sono innamorato del teatro, che ho portato avanti nell’adolescenza e ho abbandonato solo quando ho cominciato a suonare. Ma il fascino del palco è rimasto intatto, e penso che continuerò a sentirlo per sempre”.
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